E ancora si parla d'una risposta prudente e piacevole: perocchè, avendo più volte i nimici tentato invano di tirarlo fuori, ultimamente gli mandarono a dire per che cagione stava dentro colle sue genti, e perchè non usciva fuori a appiccare la zuffa: mandò a rispondere, che non usciva fuori, perchè non ci entrassero. Non molto di poi, perchè il trattato non poteva avere effetto per la diligenza e assidua guardia del capitano, per la lunga pratica venne a luce. Quelli che lo tenevano furono presi e morti, e il legato invano fece lunga stanza.
Essendo il campo intorno a Bologna, due cavalieri brettoni con salvocondotto entrarono dentro: e perchè eglino avevano detto alcuna parola di vilipensione contro agli Italiani, provocando con una grande baldanza a combattere uomo per uomo, e stando taciti gli altri, due giovani principali s'andarono a offerire contro la loro audacia. L'uno fu Betto Biffoli e l'altro Guido d'Asciano: i quali, non con minore asprezza di parole rispondendo contro a' Brettoni, s'obbligarono e dettero la fede l'uno all'altro del combattere insieme. Il dì diputato comparirono alla battaglia ornati singolarmente d'armi e di cavalli. Il luogo fu dato loro fuori della città presso al campo de' nimici, di consentimento del legato che li fidò. E in quel luogo i quattro combattenti con grande desiderio ed espettazione de' Francesi e Italiani vennero alle mani. La zuffa fu a cavallo, e giostrarono l'uno coll'altro: e avendo più volte corso insieme, in ultimo la virtù del Biffolo si dimostrò innanzi a ogni altra, e ferito il Brettone colla lancia, lo pose in terra, e lui prestamente si gittò da cavallo: ed essendo l'avversario disteso in terra, andandogli addosso per ammazzarlo, il legato corse, e pregollo che gli perdonasse la vita, e volesse conservare quel prigione.
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