E non è dubbio, che lo sdegno e crudeltà degli oltramontani conceputa contro a' popoli d'Italia, avendo questa occasione, si venne a sfogare in questa città, e forse avrebbe fatto il simile nelle altre, se avesse potuto.
In questo medesimo anno a Ascoli della Marca si fece più volte zuffa, perchè la terra s'era ridotta in libertà. Ma la fortezza si teneva per uno Gomezio spagnuolo, il quale ostinatamente la difendeva; e dalla regina Giovanna di Sicilia, a istanza del papa, gli erano stati mandati ajuti due volte con grande sforzo, per liberarla dallo assedio. Era a Ascoli assai buon numero di gente de' Fiorentini e de' collegati, le quali fattesi incontro a quelli della reina, e venute alle mani, li ruppero. Il perchè Gomezio, non vedendo alcun'altra speranza di salute, uscì la notte dalla fortezza con pochi compagni, e andossene al legato, e impetrò ajuto da lui: ma nella sua tornata, essendo presso a Ascoli, fu assaltato da' nimici, e con grande suo detrimento perdè le genti. Donde seguì, che trovandosi fuori d'ogni speranza, s'accordò di dare la fortezza, con patto che gli fossero renduti salvi la donna e i figliuoli e gli altri che v'erano dentro alla guardia. In questo modo dopo una lunga fatica la fortezza assediata molti mesi fu acquistata da loro, e disfatta insino a' fondamenti.
In quello medesimo anno papa Gregorio deliberò tornare in Italia, stimando dovere assai giovare, se colla autorità fusse presente alle cose che si facevano: perocchè gli pareva avere genti assai d'Inglesi e di Brettoni, e che per Italia alla chiesa avanzasse amici, i quali desiderava accrescere e riscaldare colla sua venuta.
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