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      Accrebbegli lo onore e fecelo capitano delle genti, e mise sotto il suo bastone mille e cinquecento cavalli di Brettoni: ne' quali confidandosi, cominciò a molestare ferocemente i popoli vicini e a Camerino e a Fabriano. Gli otto da altra parte ebbero tanto a male questa fraude, che fecero dipignere la sua effigie alle porte e alle piazze della città con vituperosi segni di vizj. E non molto di poi, mandate le genti contro di lui, gli tolsero Fabriano, che era stato cagione della sua partita.
     
      Nella fine di questo anno si cominciò a trattare della pace col sommo pontefice per conforti e persuasioni di messer Bernabò Visconti. Inclinò l'animo del papa alla pace, perchè la speranza gli diminuiva delle cose d'Italia, e non riusciva all'opinione della venuta sua. I Fiorentini ancora inclinavano per la lunghezza della guerra, e per cagione che i Bolognesi, a istanza de' quali in gran parte avevano prese tante e sì grandi contese, poco innanzi erano tornati in grazia col papa, e avevano in tutto spontaneamente posate l'armi. Il luogo della pratica s'ordinò a Serezzana, e gli oratori furono mandati a quel luogo a trattare questa cosa con messer Bernabò che v'era presente.
     
      Ma durante la pratica, e essendo ottima speranza di conducerla, sopravenne d'improvviso la morte del sommo pontefice, proprio in quel tempo quando s'aspettava la conclusione della pace: perocchè, papa Gregorio essendo tornato da Anania a Roma circa le calende d'aprile nel mille trecento settantotto, morì con grandissimo tormento di vescica, o vogliamo dire male di pietra.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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