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      Finalmente dua degli otto che erano stati al governo della guerra recitarono lettere a' priori, dove si contenea, che un dì diputato gli usciti col capitano di Carlo dovevano venire alla città, e dentro v'era un gran trattato, e la cosa composta in modo, che dovevano in più luoghi della terra appiccare il fuoco, e gli usciti insieme col capitano dovevano esser messi dentro. Quello che rivelava questo segreto era Antonio conte da Bruscoli, uomo leggiere, il quale insieme significava questa cosa e domandava il premio della rivelazione. Ma come s'ebbe questa notizia, alcuni cittadini di stima di chi s'avea qualche gelosia furono condotti in giudicio, e alcuni la notte furono presi nelle proprie case, non avendo alcun sospetto. E venuto il giorno, fu mandato gente a pigliare degli altri i quali si trovavano fuori della terra alle loro possessioni: perocchè in que' dì erano tornati alcuni uomini degni da' confini, che erano stati rilegati per uno anno, e non si confidando ancora nella città, si stavano alle loro ville. Fra costoro era Piero di Filippo degli Albizzi, uomo riputato per la prudenza, per l'autorità e per la famiglia, e Carlo degli Strozzi, cittadino ancora lui di pari riputazione. Mandati adunque fanti a pigliar costoro, trovarono Piero degli Albizzi, il quale si poteva difendere pel concorso degli amici e clienti suoi, e nientedimeno, confidandosi nella sua innocenza, volle ubbidire al magistrato. Ma Carlo degli Strozzi, vedendo discosto dalla villa venir gente co' segni del magistrato, a preghiera de' suoi, se n'andò per l'uscio di drieto; e poco di poi, cercando quelle genti tutta la casa e tutta la villa, non vi trovarono il padrone.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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