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      In questi luoghi poi che fu alquanto soprastato, scese nel piano discosto alla città circa nove miglia. L'andare di questa gente non era come di nimici, benchè non vi fusse molta differenza: ma per alcune scaramuccie ch'egli appiccarono colla gente d'arme de' Fiorentini, ne seguirono alcuni incendj e prede, e alcune ville furono messe a sacco e interamente arse e distrutte. Ultimamente, non vedendo per esser vicini alcuno movimento, se n'andarono inverso Empoli, e passarono in quel di Pisa e in quel di Lucca. Stettono alquanto nel contado de' Lucchesi: ultimamente, preso da loro certa somma di danari, se ne tornarono addrieto, e cominciossi a dire che facevano la via pel medesimo cammino ch'egli erano venuti. Già era giunto a Firenze messer Giovanni Aguto e gran numero delle genti de' collegati, colle quali lui si mosse: e per impedire loro la via, si pose a riscontro in su' confini del contado di Firenze. Ma loro, fuggendo la battaglia, se n'andarono per Val d'Era; e di poi, pel contado di Volterra, che fu cammino diverso dal primo, ritornarono in quel di Siena.
     
      Circa il mezzo di questo anno Carlo, del qual facemmo di sopra menzione, venne in Italia. La sua via fu per quel di Trevigi e di Vicenza insino al Po: di poi, passato il fiume, volse le genti inverso a Rimini. Aveva seco settemila cavalli d'Ungheri e circa mille d'Italiani. E in sulla prima sua passata, vennero suoi oratori a Firenze, i quali ricordarono l'antiqua amicizia che la loro casa reale aveva sempre avuta col popolo fiorentino; e che di quella stirpe v'era solamente di maschi rimasti due capi, Lodovico e Carlo; e a Carlo di consentimento di Lodovico e decreto del papa gli era pervenuto il regno di Sicilia, poichè la reina Giovanna s'era mescolata in molte cose inique, e ora ultimamente nelle scisme piene d'abominazione; e che Carlo era venuto in Italia, per trarre delle mani dello ingiusto possessore il regno che s'aspettava a lui: il perchè domandava dal popolo fiorentino, che per l'antiqua benivolenza della casa e per la promessa molto innanzi fatta, volesse far lega con lui e dargli favore di forze e di danari al conquisto del reame.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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