Queste medesime cose gli ambasciadori de' Fiorentini che erano stati mandati innanzi in Ungheria in nome del re Lodovico aveano referito, e aggiunto, che la città mandassi alcuni de' suoi cittadini a Carlo, per l'autorità e consiglio de' quali si voleva governare. Domandando queste cose i suoi oratori, dètte ammirazione quella parte ch'e' toccarono della promessa, la quale non v'era alcuno cittadino che si ricordasse esser fatta. Investigando adunque questo innanzi ad ogni altra cosa, finalmente si trovò, che per la guerra della Chiesa, quando la reina Giovanna, favoreggiando le parti del sommo pontefice, mandò soccorso a Ascoli, il re Lodovico d'Ungheria era stato richiesto di far lega co' Fiorentini e cogli altri confederati, offerendogli, se egli entrassi nella lega, ajuto contro alla reina Giovanna: la qual cosa non avendo il re accettata, era manifesto la città essere disobbligata. Questa cosa adunque fu principalmente mostra agli oratori: di poi risposto, che il popolo fiorentino non volea e non dovea nella divisione della casa reale, la quale avevano avuto sempre in reverenza, accostarsi più a una parte che a un'altra, nè potea confederarsi o dare ajuto contro alla progenie del re Roberto e della sua successione senza grande infamia d'ingratitudine, conciosiacosachè, dal re Roberto e dal figliuolo padre di questa reina, ne' tempi dubbiosi e pericolosi la città fusse stata difesa e ajutata; ma se domandasse ajuto contro agli strani, volentieri il popolo fiorentino glielo darebbe: e benchè del danajo s'allegasse la medesima ragione, nientedimeno si mostrava ancora le difficultà nelle quali si trovava la repubblica per varie alterazioni de' cittadini.
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