I Fiorentini mandarono in quelle circustanze messer Giovanni Aguto colle genti loro e de' lor collegati, che si opponessi a Carlo e raffrenassi le correrie de' suoi. Era già la guerra manifesta, e prede e rapine apertamente si faceano, e per le genti di Carlo si trattava di pigliare alcune castella men forti. Messer Giovanni Aguto si trovava presente a fare difesa e resistenza per la nostra repubblica, e avea seco quattromila cavalli e grande numero di fanti.
In questo mezzo furono mandati a Carlo due oratori: messere Rosso de' Ricci e messer Bettino Covoni, cavalieri fiorentini, i quali domandassero della cagione di questa sua venuta e mettessero ogni diligenza di placare l'animo suo. Carlo, udito costoro, fece risposta, che desiderava essere amico e non inimico de' Fiorentini; ma bene domandava gli ajuti i quali la città aveva promesso a lui e al re d'Ungheria; e per questa cagione manderebbe suoi oratori a Firenze, e aspetterebbe la tornata loro cinque dì in su confini de' Sanesi. A questi oratori, poi che ebbero esposto l'ambasciata, fu mostro l'offerta essere stata fatta per altri tempi al re d'Ungheria: e non essendo allora accettata dalla sua maestà, non pareva che restassi alcuna obbligazione che pel loro signore si potessi domandare. Erano le risposte ragionevoli, ma lui era vicino collo esercito e avea seco gli usciti. E perchè in fatto si cercava danari, la città si volse alla via della composizione, e rimase d'accordo di dargli quarantamila fiorini, con espressi capitoli che si partissi colle genti, e per l'avvenire non dessi agli usciti alcuno favore.
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