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      La città, acciocchè il lungo circuito non facesse loro danno, gli addirizzò per via, per la quale commodamente passato il giogo dell'Appennino, gli conducessero in Bolognese: e così pel contado di Pistoia, donde era il cammino più brieve, gli lasciarono andare. La qual cosa fu cagione di fare sdegnare i Bolognesi, come se queste genti avessero pensiero di passare d'altronde, e per opera e consiglio de' Fiorentini fossero state vôlte pel contado loro. Una parte di costoro se ne tornò a casa: il resto si rimase in Romagna intorno a Ravenna e a Faenza in compagnia d'altro maggiore esercito.
     
      In questo mezzo Carlo partito da Arezzo, si condusse a Roma, dove benignamente e con grande onore ricevuto da papa Urbano, mise a ordine le cose necessarie alla guerra.
     
      Nel seguente anno, che fu nel 1381, e dentro e di fuori seguirono molte novità: perocchè nella città si mutò il reggimento della repubblica; di fuori, vinta e presa la reina Giovanna, Carlo acquistò la possessione del regno, e la città d'Arezzo si condusse in miserabili calamità: le quali cose per ordine si narreranno.
     
      Nel principio adunque di quello anno il sospetto de' cittadini, e appresso il confinare che si facea quasi ogni dì, parea che significassero uno stato violento e di condizione da durar poco. A questo timore s'aggiugneva la vittoria di Carlo e la presura della reina Giovanna: perocchè Carlo, dopo gli apparati fatti a Roma, entrò nel reame, e giunto che fu a Napoli, ruppe i capitani della reina, e prese lei e tutto quel regno con mirabile prosperità. Le quali cose quando furono udite, dettono grande terrore a' governatori della repubblica: perocchè aveano veduto tutta la speranza degli usciti dipendere da quel principe: e alcuni degli avversarj si diceva essere stati morti, sotto colore che aveano con Carlo o suo capitano fatto trattato; e lui accompagnato da grande numero degli usciti essere entrato in su' terreni della città. Oltra questo si ricordavano della querela fatta appresso del re d'Ungheria, per la quale poteva meritamente esser loro inimico.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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