Alla fine di quello anno, vennono lettere di Francia le quali significavano, come Lodovico duca d'Angiò doveva passare in Italia con grande esercito, e come era stato eletto dalla reina Giovanna figliuolo adottivo e successore del regno: il perchè avea deliberato passare in Italia, per liberare la reina e trarre delle mani del re Carlo il reame. Queste novelle venendo a un tempo di più luoghi, messero la città in grande sospetto e pensiero, temendo della riuscita e fine della guerra: perocchè non con piccolo numero di gente, ma quasi con tutte le forze de' Francesi, si metteva a passare in Italia, e temevasi insino allora dove finalmente una tanta cosa avessi a terminare. Le copie di queste lettere subito furono mandate al re Carlo.
Nel principio del seguente anno, molte cose insieme premevano la città: perocchè drento i fatti pubblici erano in grande pensiero, e di fuori il sospetto cresceva di quelle genti che avevano preso Arezzo, e la venuta del duca d'Angiò recava terrore e spavento assai. Il perchè si tenne pratica con quelle genti che tenevano Arezzo, e presesi certa forma: perocchè non solamente i Fiorentini, ma ancora tutte le città vicine le temevano, e trattando già i Sanesi e' Pisani di comporsi con loro, i Fiorentini entrarono di mezzo, confortando ed ammonendogli che le città si dovevano intendere insieme e unitamente procedere colle forze e col consiglio a ogni partito che s'avesse a prendere: perocchè questa cosa se per danari s'avessi a comporre, meglio farebbono tutti insieme che ognuno di per sè; e se colle forze s'avessi a resistere, più facilmente lo potrebbono fare, se fossero insieme collegati.
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