E già avevano ragunato innanzi gli ajuti de' Bolognesi e di messer Bernabò, e insieme dimostravano le forze, e a un tratto mitigavano gli animi del conte Alberigo e di Villanuccio, e sollecitavano il re che rimovessi le genti. E con questa diligenza si condusse la cosa in modo, che le genti, pel pericolo del regno che lo richiedeva, con poco costo si partirono.
La passata de' Francesi in Italia parve da principio una gran cosa, e continuamente cresceva l'opinione: perocchè, dopo le lettere del duca d'Angiò, per le quali, significava a' Fiorentini la sua venuta, gli oratori del re di Francia erano venuti a Milano, e di quindi avvisarono, come avevano commissioni a' Fiorentini e a' loro collegati, le quali volevano esporre in luogo comune a tutti; e per questa cagione pregavano i Fiorentini che convocassero i loro collegati, perocchè prestamente vi sarebbero. Fu risposto loro, che volentieri aspettavano gli oratori di tanti principi, e che venissero quando fusse loro commodo: perocchè i loro collegati vi sarebbono a tempo. Venendo adunque a Firenze questi ambasciadori, dissero assai della giustificazione della impresa e del grande apparato che si faceva. Le quali cose poi che ebbero molto prolissamente esposte, in ultimo domandarono, che i Fiorentini e' loro collegati con ajuto e consiglio favorissero la 'mpresa del duca d'Angiò. Fu risposto, che la città si doleva della discordia del sangue reale, e che era parata interporre l'opera sua per la loro concordia: alle domande per allora non potevano rispondere se non di volontà de' collegati, e che gli oratori della lega avevano significato la loro domanda ognuno alle loro repubbliche; e inteso la loro volontà, ne darebbono risposta.
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