In ultimo gli oratori del duca d'Angiò furono ringraziati, e gratamente accettate le loro offerte, e lasciati andare con buona speranza. A quegli del re Carlo non furono negate nè consentite le domande, ma solamente detto, che il popolo fiorentino manderebbe suoi ambasciadori a rispondere presenzialmente alla maestà del re. E poco di poi vi mandarono cittadini i quali fecero la scusa della repubblica, dicendo che le città che erano confederate col popolo fiorentino non consentivano venire in lega colla sua maestà. I confederati erano i Pisani, Sanesi, Lucchesi, Bolognesi, Perugini: e fra costoro massimamente i Bolognesi recusavano la lega del re, per rispetto del sito della loro città, donde il duca d'Angiò avea a passare, e non volevano nè a loro, nè al loro contado uno tanto esercito farsi inimico.
In questo mezzo il duca d'Angiò, passando per la pianura di Lombardia, era già venuto in quello di Bologna. E di Firenze vi furono mandati ambasciadori maestro Luigi Marsili famosissimo teologo e messer Luigi Guicciardini e messer Guccio di Cino, due splendidissimi cavalieri. Costoro gli si feciono incontro in quello di Bologna, e in nome della repubblica si rallegrarono con lui della sua venuta, dimostrando la divozione della città inverso la sua signoria e la sua casa regale. Furono ricevuti benignamente, e confortati che sperassero bene di lui e della sua venuta. La via di questo principe fu di poi per Romagna e per la Marca, e di quindi passò in Abruzzi ne' confini del regno, dove subitamente suscitò molte e grandi rivoluzioni: perocchè i signori e popoli che erano affezionati alla reina, in grande numero vennero alla sua divozione, come a legittimo successore, in tal forma che il re Carlo si trovava in grandissima difficultà per difesa del regno.
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