E appresso gli sopravenne uno incommodo, che in quel tempo Lodovico re d'Ungheria (unica speranza e refugio de' suoi pericoli.) si morì: e non restava di sua stirpe alcuno figliuolo maschio, ma solamente la donna e le figliuole venivano a prendere il governo di quel regno con poca fermezza dello Stato: il perchè non poteva sperare da quelle parti alcun sussidio.
In questo tempo, papa Urbano, temendo la vicinità del duca d'Angiò e presenza delle genti francesi, domandava con parole molto umane suvvenzione di danari dal popolo fiorentino, e massimamente perchè aveva avere certa somma di danari pe' capitoli della pace. Questa domanda del sommo pontefice era favorita dagli amici del re Carlo, perchè pareva che due re e due pontefici contendessino del regno e fussi una medesima causa. Finalmente si ridusse la cosa a questo effetto, che licenziato messer Giovanni Aguto capitano del popolo fiorentino, e condotto dal papa, gli si dessi danari in nome della santità sua. Il perchè messer Giovanni, avuto il danajo e condotta nuova gente d'arme, si trasferì a Roma al sommo pontefice. E non molto di poi fu mandato a Napoli, dove fece grande aggiunta alle forze del re Carlo. Ma il duca d'Angiò se ne tenne molto offeso, e palesemente si dolse del popolo fiorentino, e scrisse in Francia, che fussi fatta rappresaglia a' mercatanti fiorentini e alle loro robe.
In quel medesimo anno, in varj modi fu dato sussidio agli Aretini: perocchè, dopo la partita di quelle genti che avevano tenuta alquanti mesi occupata la città, quegli cittadini che erano nella fortezza, trovando la terra vuota, la ripresono; e insieme altri cittadini seminati pel contado e per le castella vicine, benchè fussino pochi e poveri rispetto alla moltitudine di prima, ritornarono in casa: e nientedimeno erano molestati da' figliuoli di Saccone e' suoi consorti e da tutta quella parte di ghibellini, che non potevano tornar drento.
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