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      Per questa varietà di sentenze, benchè frequentemente si tenessi pratica, nientedimeno non si faceva conclusione alcuna. In questo mezzo, Giovan Galeazzo ebbe Padova. La quale novella come fu udita a Firenze, raddoppiò il sospetto, e certissimamente s'aspettava la guerra, e più che prima si pensava di riconciliarsi co' Sanesi.
     
      Erano a Firenze gl'imbasciadori da Montepulciano, i quali, avendo inteso la varietà de' consigli de' cittadini, che ad alcuni pareva in tutto di ricevere la terra, ad alcuni non pareva nè da riceverla nè da ajutarla, informati, come si crede, dagli amici e fautori loro, andarono alla camera del comune, e fecero scrivere ne' beni del popolo fiorentino e incamerare Montepulciano, allegando il mandato che avevano a dare la terra: e perchè i beni che sono scritti in camera non si possono alienare sanza deliberazione del popolo, per questo venne a restare al comune la terra di Montepulciano. Questo acquisto, in qualunque modo fatto, offese molto gli animi de' Sanesi, parendo loro che con poco intera fede fussi questo castello per ingiuria e contumelia tolto loro. Il perchè non tennero più occulti i loro sdegni nè le loro querimonie, ma apertamente si volsero a chiamare la potenza del signore di Milano. E lui ancora si cominciò a dolere de' Fiorentini, dicendo che colle loro forze favorivano il figliuolo di messer Bernabò e il signore Antonio di Verona suoi nimici: e non molto di poi, come se gli fussino fatti trattati contro, cacciò delle sue terre tutti i Fiorentini.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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