Erano venuti parte di Lombardia a poco a poco, passando pel contado di Lucca e quello di Pisa; parte della Marca in quello di Perugia, quando i Fiorentini davano ajuto agli usciti al tornar drento: di poi di quello di Perugia erano passati in quello di Siena. Essendo adunque deliberato muovere la guerra, circa tremila cavalli e millecinquecento fanti de' nimici, partiti da Siena, si fermarono non molto di lungi dalla città. I capitani di questa gente d'arme erano Giovanni d'Azzo degli Ubaldini e Giantedesco nipote di messer Piero Saccone, per l'addrieto signore degli Aretini: e erano due uomini prestanti nella guerra, e nimici del popolo fiorentino, perocchè i Fiorentini per le guerre passate aveano disfatte le castella degli Ubaldini, e a' figliuoli di Saccone aveano tolto prima Bibbiena, poi l'altre fortezze che teneano. Partiti adunque da Siena, come abbiamo detto, e fermatisi quel giorno ne' loro terreni, la seguente notte passarono Monte Luco, e discesono in Val d'Arno di sopra: perocchè alcuni avevano promesso di dare loro il castello che dal padrone della città ha il nome di San Giovanni. E vollero coloro che tenevano il trattato pigliare la porta: ma spaventati dal concorso de' terrazzani e d'alcune genti che a caso erano sopravenute in ajuto, perduto la speranza, si ritrassero dalla 'mpresa: e uno di loro, fingendo d'andare altrove, si fuggì al canto de' nimici, e riferì come il loro pensiero era tornato vano. Caduti adunque i nimici da questa speranza, passarono pel Val d'Arno di sopra in quel d'Arezzo, mettendo il paese in preda e in rapina.
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