Il perchè, mancando a poco a poco la speranza, i cittadini che s'erano levati vennero in discordia fra loro, e volendo chi una cosa e chi un'altra, cominciarono a contendere coll'arme, insino a tanto che una delle parti, chiamati i condottieri di Giovan Galeazzo e ricevute dentro le sue genti, fu cagione che la città andassi a sacco con gran danno de' cittadini.
E non molto di poi Stefano duca di Baviera per suoi ambasciadori mandati a Firenze fece scusa, che non era venuto a tempo a dare ajuto a' Veronesi, allegando, che volendo passare con celerità in Italia, era stato impedito da' duchi d'Austria e dal patriarca d'Aquileja, e per questo impedimento Verona, che s'era ribellata dal nimico sotto la sua speranza, s'era perduta; e mostrarono, che lui gravemente si doleva, e diceva che tornerebbe sopra il capo di coloro che gli avevano fatta questa ingiuria. Dolevasi ancora de' Veneziani, che passando pel contado di Trevigi, l'avevano inumanamente trattato e chiusogli le porte della terra, e volendovi entrare con pochi per ricrearsi, non l'avevano permesso. E nientedimeno fra queste difficoltà diceva rallegrarsi, che per la sua venuta s'era conservata Padova: perocchè sanza la presenza sua e del suo esercito non si poteva difendere quella città, tenendo drento i nimici la fortezza, e ragunando di fuori grande numero di gente per offendere la terra e diceva esser suo pensiero non trarre prima l'esercito di Padova, che la fortezza si fossi avuta, perchè non si potrebbe conducere le genti altrove sanza pericolo, potendo facilmente il nimico per la loro partita entrare per la fortezza e assaltare la terra: e pertanto lui attenderebbe a combattere la fortezza, e sperava in brieve tempo poterla avere: in questo mezzo i Fiorentini dessino opera, che messer Giovanni Aguto colle sue genti che aveva di qua dal Po s'unissi con lui, perocchè congiunti insieme gli eserciti, anderebbono col campo dove volessono pe' terreni de' nimici, e quando fussino separati, verrebbono l'uno per l'altro a essere più deboli.
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