Messer Giovanni Aguto teneva i suoi drento dagli alloggiamenti e dalle munizioni del campo, e non lasciava alcuno uscire fuori contro a' nimici. In questo modo stettero circa a quattro giorni. I nimici erano gagliardi per la vittoria poco innanzi acquistata, e stimavano avere nelle mani la seconda vittoria: e ogni dì cresceva l'esercito loro di nuove genti, e palesemente dicevano, che il campo de' Fiorentini e collegati non si poteva in alcun modo partire. Messer Giovanni Aguto, poi che ebbe sopportati alquanti dì i loro assalti, e colla sua pazienza accresciuto il loro ardire, finalmente comandò a' suoi che prendessino l'arme, e stessino attenti a aspettare il segno dell'uscire fuori. Di poi venendo i nimici e colla medesima fidanza che erano usati gli altri giorni mettendosi con grande tumulto sotto il campo, prestamente fu dato il segno, e mandate fuori le genti d'arme a cavallo da due luoghi, le quali dal lato destro e dal sinistro assaltarono i nimici. La battaglia fu grande: ma perchè si combatteva sotto al campo, e le genti nostre erano a questo proposito molto innanzi istrutte e ordinate, i nimici non le potettono sostenere: ma in ultimo, rotti con grande danno de' loro, furono messi in fuga. Molti ve ne rimasono morti, e circa a mille dugento cavalli vi furono presi: e fra costoro vi rimasono alcuni principali condottieri.
I nimici, ricevuto questa rotta, perderono grande baldanza, e messer Giovanni Aguto il seguente dì mosse il campo verso l'Oglio. L'esercito de' nimici, benchè non fussino coll'ardire di prima, nientedimeno lo seguivano, e alle volte molestavano l'ultime squadre.
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