I nostri da altra parte, crescendo la moltitudine de' fanti e da ogni lato levando il romore, con grande impeto gli assaltavano. Il perchč, i nimici finalmente furono rotti con molta uccisione di loro. Rimasonvi presi pił di dugento uomini d'arme: fra' quali vi fu Taddeo dal Vermo congiunto del capitano e Vanni d'Appiano pisano e Gentile da Camerino; e furonvi morti pił di trecento fanti, de' quali la maggiore parte erano Pisani e Sanesi, e grande numero d'altre genti vi fu preso.
Per questa vittoria cresciuti gli animi de' nostri, nč per comandamento del capitano nč per altra cagione si potevano ritenere che non scendessino de' colli e assaltassono il retroguardo de'nimici. Era gią l'esercito inimico appresso la pieve della Nievola, e in quello luogo ordinati in isquadra aspettavano i loro che scendevano del colle: i quali, essendo inconsideratamente perseguitati da' nostri, subito i nimici feciono loro spalle, e ributtarono i nostri insino a' colli con grande danno di quelli tali, che non volendo ubbidire al capitano, portarono pena della loro temeritą.
I nimici dopo queste cose continuato il cammino, non li seguitando alcuno, uscirono del territorio de' Fiorentini, e ridussonsi in quello di Lucca. Il campo nostro s'era posato intorno alla Nievola, facendo festa della fuga de' nimici, i quali, fingendo di volere la zuffa, l'avevano ricusata e occultamente s'erano partiti. Di poi i nimici cavalcarono in varj luoghi in quelle circostanze: prima, di quello di Lucca andarono verso Serezzana, mostrando volere tornare in Lombardia; di poi, quasi mutati di proposito, tornarono in quello di Pisa, e fermaronsi intorno a Cascina, domandando di nuovo volere battaglia.
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