Parve adunque di negare il passo: e subito furono mandati gli ajuti a Bologna da' Fiorentini, acciocchè si facessi resistenza alle forze loro, e insieme si scrisse a Giovan Galeazzo per la osservanza delle convenzioni. Ma in mentre che gli ajuti de' Fiorentini erano in quello di Bologna, i condottieri e le genti d'arme, del passare de' quali si dubitava, volgendosi per altro cammino, del contado di Parma vennono in Toscana. Di poi cavalcarono per quello di Lucca e di Pisa verso la marina di sotto in quello di Siena, e per uno lungo circuito passarono nella Marca, e in quegli luoghi si fermarono a accrescere il numero e la compagnia de' predatori: dove essendo ragunati abbastanza a tale effetto, cominciarono a tornare in Toscana e molestare le città e minacciare i popoli di fargli ricomperare.
Queste cose recavano grande sospetto a' Fiorentini e a' collegati: e accresceva tale suspicione il vedere i Sanesi essere rimasi cogli animi male disposti dopo la pace fatta. E a questo s'aggiugneva la inumana compagnia che si faceva agli oratori fiorentini presi innanzi a Alessandria: perocchè messer Giovanni de' Ricci dopo la pace fatta era stato messo ne' ferri, e cresciuta la taglia insino in trentamila fiorini, che prima se ne domandava solamente quattromila, e in fine Giovan Galeazzo proprio aveva per Carlo Zeno veneziano e Pasquino da Cremona suoi familiari fatto dire a messer Giovanni de' Ricci, che con tutto che lui fussi degno della morte per quello che aveva trattata di veleno contro di lui, nientedimeno gli rimetteva la pena della morte, e solamente pagassi la taglia a colui di chi era prigione.
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