Il perchè scrivendone la città al signore Giovan Galeazzo, rispose per gl'imbasciadori, che non aveva mai dato al suo oratore quella commissione; ma bene confessava avere preso ammirazione, quando e' vide il signore di Mantova insieme cogli altri ristrignersi in lega, e avere temuto: di poi che gli era certificato quella confederazione non essere suta fatta a fine di guerra ma di pace, avere posto da parte il timore, e volendo il genero suo fratello del re di Francia passare in Italia per queste cagioni, non l'aveva lasciato: ma se di lui avevano i Fiorentini e' collegati alcuno sospetto, offeriva di fare lega e ogni altra cosa che potesse levare via i dubbj e le suspicioni. Intendendo adunque i Fiorentini queste cose, fingevano prestargli fede, e nientedimeno non le credevano. Finalmente queste pratiche durarono in questa forma circa tre anni, che non era apertamente la guerra, e nientedimeno l'una parte e l'altra era piena di sospetto.
Il seguente anno, che fu il secondo dopo la pace, non truovo essere fatta cosa alcuna degna di memoria: se non che i Fiorentini e' collegati, corroborando la loro confederazione, tirarono in lega quelli signori di Rimini, di Faenza, di Ravenna, d'Imola e di Città di Castello. Ma quanto maggiore era il numero de' collegati, tanto seguivano più spesso molestie per le genti che si ragunavano insieme in più luoghi in compagnia di predatori, i quali in diverse parti mettevano spavento e dannificavano i confederati: e il signore di Mantova, posto si può dire nel grembo del signore di Milano, si trovava in grandi sospetti per la contesa del fiume del Mincio: e fra i collegati nascevano delle querele, per le quali spesse volte bisognava che i Fiorentini si mettessino di mezzo.
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