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      Il perchè se n'andò prima a Vinegia, di poi a Firenze, dove magnificamente e onoratamente ricevuto, venne alquanto tempo a soprastare. Di poi, mosso per sè medesimo da cupidità di dominare, e incitato ancora da altri, si partì occultamente da Firenze e con pochi soldati se n'andò in Romagna: e subitamente passò più oltre, e ragunate genti per mezzo d'amici e parziali, con grande tumulto turbò tutto il paese, in forma che non solamente in quegli luoghi che sono verso Argenta e Ravenna, ma ancora in quello di Modena seguirono varie ribellioni, e lo stato del marchese Niccolò si trovò in grande pericolo. La città conobbe presto Azzo non colle sue forze, ma con quelle d'altri fabbricare queste cose, e similmente conobbe chi n'era autore e fabbricatore. Il perchè s'ingegnò prima per l'amicizia riteneva colla casa inducere Azzo alla volontà sua: di poi, veduta la sua disposizione aliena da questo consiglio, prese la difesa del marchese Niccolò, come di suo confederato: e fu non piccola contesa, nè di brieve tempo, perocchè quelli di Ravenna e di Forlì favorivano Azzo, e appresso il conte Giovanni da Barbiano, uomo atto alla milizia e condottiero di grande numero di gente d'arme, gli aveva dato ricetto e con tutte le forze gli ajutava, e molte castella da quella parte si ribellarono: e in quello di Modena si trovavano altre genti d'arme, che v'erano capi Filippo e Marcovaldo pisani, e turbavano tutto il paese, e non mancavano i favori de' paesani.
     
      Circa questo tempo, s'era raunata un'altra moltitudine e compagnia di gente d'arme a piè e a cavallo sotto il governo di messere Broglia e Brandolino, la quale occultamente aveva preso il castello di Gargonza di quello d'Arezzo, e scorso ostilmente per tutti i luoghi vicini, predando e saccheggiando quel paese.


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Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





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