Seguita l'anno 1396: nel quale s'apparecchiavano contese e guerre quanto in alcun altro tempo, perocchè nel principio i condottieri e le genti d'arme che avevano poco innanzi cavalcato nei terreni de' Lucchesi, tornarono in quello d'Arezzo, e predando e danneggiando con incendj e rapine, corsono insino alle mura della terra. Di poi, passando in quello d'Anghiari e del Borgo, mettendo a sacco quelli luoghi circostanti: finalmente si fermarono tra Cortona e Arezzo. Oltra queste genti un'altra moltitudine maggiore e più potente si diceva ragunarsi appresso il conte Giovanni da Barbiano, per fare compagnia di predatori, la quale non era meno di sei mila cavalli, e il conte Giovanni, pieno d'odio verso i Fiorentini, minacciava e denunziava la guerra.
I Fiorentini, volendo ovviare a questi pericoli, prima colle proprie forze costrinsono coloro che erano in su' loro terreni a partirsi; di poi contro a quella moltitudine che si ragunava a Barbiano non usarono forze, ma consiglio e prudenza: perocchè dettono certa somma di danari a' capitani di quelle genti, e ordinarono che si partissi: nel quale numero fu Lodovico Cantelli e Filippo pisano con mille e cinquecento cavalli. Ma Filippo da Pisa fu scoperto, e preso innanzi che si partissi. Lodovico anticipando si fuggì colla compagnia sua e con quella di Filippo. La partita di queste genti ruppe ogni pensiero del conte Giovanni da Barbiano: perocchè gli altri ricusarono di trovarsi in quella compagnia, la quale era prima disordinata e quasi distrutta che cominciata.
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