Questo fine ebbe per allora questa turbazione. I condottieri e le genti d'arme secondo la composizione fatta si partirono. Il conte da Barbiano se n'andò in Lombardia, e messer Bartolomeo pratese e' suoi compagni in quello di Siena. E nientedimeno non si quietarono però le cosa per l'avvenire: perocchè il conte di Barbiano fece molti e grandissimi danni in Lombardia al marchese di Ferrara e a quello di Mantova collegati de' Fiorentini: e per questo sdegno i Fiorentini davano favore agli usciti di Pisa, acciocchè messer Jacopo d'Appiano e i Pisani fussino più gravemente oppressati.
Stando le cose in questo modo, e non essendo la guerra manifesta, ma gli animi pieni di suspicioni, e gli usciti de' Pisani avendo occultamente favore da' Fiorentini e da' Lucchesi, intendendo questo messer Jacopo d'Appiano, deliberò non sopportare più simili pericoli. Il perchè lui, sollecitò di mettere a ordine le sue forze, e mosse il duca Giovan Galeazzo, che molto innanzi lo pensava e desiderava, a pigliare la guerra di Toscana. Fu questa cosa ordinata con grande consiglio e grande apparato, e le forze del nimico non si dimostrarono mai tanto quanto in questo tempo: perocchè, deliberando di fare la 'mpresa contro a' Fiorentini, d'ogni luogo grande numero di gente e molti capitani quasi a uno tempo diputato si trovarono a Pisa. Dalle parti di sotto di Toscana vi venne Paolo Orsino, Ottobuono da Parma e Ceccolino fratello di Biordo: e in uno medesimo tempo messere Brogliole con altre genti comparirono a Pisa; e tutti questi quattro condottieri vennono di Toscana.
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