I Fiorentini, benchè avessino a casa molte oppressioni da' nimici, nientedimeno non vollono abbandonare la salute dello amico e del collegato, ma subitamente mandarono gente al suo soccorso, e non piccolo numero, della quale era capo il conte Ugo di Monforte. La contesa questo anno fu grandissima in Mantovano, perocchè si fece la guerra coll'armata pel Po e pel Mincio e per terra con grandissimi eserciti de' nimici divisi in due campi.
In Toscana, poi che le genti nimiche erano diminuite, la guerra in gran parte s'era ridotta intorno a Siena: perocchè i condottieri e soldati del popolo fiorentino, essendo posti a Colle e a Poggibonzi, valorosamente ributtavano i nimici, e parimente a' Sanesi e Pisani facevano danno.
In questo tempo Bernardone capitano generale fece morire messer Bartolomeo da Prato; la qual cosa fu quasi cagione di mettere in ruina lo stato de' Fiorentini. La cagione della sua morte fu, che contra l'ordine e saputa del capitano era corso nel contado di Pisa, e condotto di quelli luoghi grandi prede, le quali molto innanzi erano state disegnate e riservate a tutto il campo. Di qui nacque lo sdegno, non tanto per l'utilità quanto per lo spregio della dignità sua: e già molto prima non pareva che si convenissono bene insieme, perocchè messer Bartolomeo da Prato, egregio certamente uomo in quello mestiero e già condottiere di grande numero di gente, non stava molto contento sotto Bernardone e non si stimava inferiore a lui nell'arte militare. Il perchè, riputandosi il capitano grandemente vilipeso, comandò che le prede levate del contado di Pisa si distribuissino a tutti, e lui chiamato a Colle fece prendere e decapitare.
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