Da questa speranza dipendevano gli uomini, massimamente perchè i Veneziani pareva che desiderassino la pace ancora per rispetto di loro medesimi.
In questo mezzo fu a Pisa grande turbazione: perchè le genti del duca che erano drento facevano a' Pisani molte ingiurie, le quali non sopportando i cittadini, prima cominciarono alle parole e a' minacci, di poi vennono all'arma, e fu drento nella città una zuffa, nella quale furono rotte dalla moltitudine del popolo le genti d'arme, e con molta uccisione e ferite sbaragliate. Paolo Savello capo di quelle genti a cavallo in quello tumulto fu ferito, e Niccolò Palavicini e Niccolò Diversi e altri condottieri vi furono presi: e in somma quelle genti messe a sacco dal furore del popolo perderono l'arme e i cavalli e ogni altra cosa che avevano a Pisa. I Pisani dicevano che i soldati avevano preso l'arme per occupare e mettere in preda la città.
Questa inimicizia e discordia dette speranza a' Fiorentini, che messer Jacopo d'Appiano e i Pisani si fussino interamente alienati dal duca Giovan Galeazzo: e prestamente si scrisse lettere piene di letizia. Di poi si mandò imbasciadori che offrissino la pace e ajuto a' Pisani: i quali furono volentieri ed onorevolmente ricevuti a Pisa, e dato loro ottima speranza di fare lega. Ma il duca Giovan Galeazzo fu principe di mirabile ingegno a tenere i popoli e gli amici nella sua benivolenza: e in questo caso, imputando lo errore a' suoi soldati e condottieri, e lodando i Pisani, che stretti da necessità, per difendersi dalle ingiurie avevano fatto zuffa, li conservò amici: e messer Jacopo d'Appiano, antico nimico de' Fiorentini, non si confidava nella amicizia loro.
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