Ma non avevano tutti della libertà una medesima cura. Il perchè, non si levando per allora alcuno cittadino, il padre e' parenti e i congiunti di quello che l'aveva ucciso furono morti da' fratelli e amici di Biordo, e lui fuggendo scampò. I Fiorentini, per comporre e posare questa novità, mandarono a Perugia parte delle loro genti a cavallo e loro imbasciadori a condolersi del caso di Biordo e offerire a' Perugini le forze della città.
L'anno seguente, nel 1398, i conti di Poppi e di Bagno, e appresso gli Ubertini con tutte le loro castella si volsono alla divozione del duca di Milano. Questa novità pareva grande per sè medesima: e accresceva il sospetto, che la pratica s'era tenuta molto innanzi per colloquj occultamente avuti a Urbino e Forlì; e dubitavasi, che non vi fussi sotto maggiori fondamenti di ribellione. A questo s'aggiugneva, che il castello di Civitella in quello d'Arezzo, luogo assai nobile e opportuno alla guerra, i nimici l'avevano preso per inganni. Ma la città, consueta a trovarsi in simili pericoli, con animo costante metteva in punto i rimedi contro a questi spaventi, e da altra parte non abbandonava la cura del signore di Mantova. Oltra questo, cercava di fare passare in Italia il conte Bernardo d'Orignaca, fratello carnale di quello che era morto a Alessandria. Appresso, gli oratori veneziani e fiorentini erano nella Magna, e sollecitavano di conducere di qua i duchi d'Austria, signori potentissimi. E dopo queste cose, non passò molto che Civitella non per forza, ma a patti fu ricuperata da' Fiorentini.
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