E di questo sagacemente avvedendosi il nimico, si volse in Toscana con ogni suo pensiero, dove aveva la materia parata, e conosceva potere entrare senza sdegno de' collegati.
In questi tempi Giovanni Grassolini da Pisa venne a Firenze, e offerse a' Fiorentini la confederazione e amicizia de' Pisani: perocchè, essendo morti di morbo messer Jacopo d'Appiano e Vanni suo figliuolo, il governo era venuto all'altro figliuolo più giovane chiamato Gherardo. Costui pareva che pigliasse la via opposta del padre e coll'animo inclinasse a' Fiorentini, e avesse a sospetto la potenza del duca di Milano. Il perchè, occultamente mandato a Firenze Giovanni Grassolini, per mezzo di messer Rinaldo, Gianfigliazzi e Guido di messer Tommaso, cittadini grandi in quel tempo e amici stati del padre, fece offerire la confederazione e l'amicizia sua, ma domandava per la guardia del suo stato che gli fusse lecito tenere secento cavalli e dugento fanti alle spese de' Fiorentini, perocchè diceva avere alcuni emuli in quello di Pisa, i quali gli era necessario attutare con queste forze, e appresso armarsi contro alla potenza di fuori.
Questa cosa, proposta che ella fu nel consiglio de' richiesti, ebbe varie sentenze. L'amicizia e confederazione de' Pisani pareva utile, ma comperarla con tanta spesa non pareva onorevole. Erano ancora chi diceva, che i Pisani non starebbono fermi nella lega, ma per l'odio innato contra Fiorentini, come vedessino l'occasione, si partirebbono dall'amicizia nostra: e pertanto essere meglio guardarsi da loro, che fidarsene.
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