Appresso, venendo a noi non molto fa gli oratori perugini, e domandando d'essere ricevuti nella lega e mostrando i loro pericoli ancora certi, con poca considerazione la rifiutarono, dicendo che coloro i quali consigliavano doversi ricevere, volevano cominciare nuova guerra contro al papa. Ma loro, vôltosi al duca Giovan Galeazzo, già, secondo che io stimo, sono stati accettati da lui. E noi consideriamo ora il pericolo che ne risulta: il perchè non dobbiamo tanto accusare altri quanto noi medesimi. La potenza del duca di Milano non è cresciuta tanto per cosa alcuna in Toscana quanto per la tardità e negligenza nostra. Ma le cose che sono fatte insino a ora, non si possono mutare. Per lo avvenire, se voi non correggete la troppa licenza di calunniare e biasimare e l'altre cose che fanno gli uomini tardi e negligenti, non aspettate rimedio alcuno alle cose vostre. Ma se noi vorremo emendare questi modi e provvedere direttamente al bisogno nostro, e' ci resta grande speranza di conservare non solamente la libertà, ma ancora la degnità della repubblica: perocchè noi abbiamo la città magna e ricca, il dominio ampio, molte castella, grande numero d'uomini e di fortezze ben guardate, in modo che parrà cosa più dura al nostro avversario il volerci abbattere che non crede, se noi vorremo essere uomini e conservare la degnità e libertà che ci hanno lasciato i padri nostri. Ma innanzi a ogni altra cosa è necessario rimuovere i mali che abbiamo detto di sopra della nostra città. Siano alcuni deputati a vegghiare nella repubblica, e abbiano autorità di potere deliberare, sanza riferire ogni cosa alla moltitudine e aspettare la sua deliberazione: perocchè le cose alle volte richieggono segreto e prestezza, che sono contrarie alla deliberazione della moltitudine.
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Giovan Galeazzo Milano Toscana
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