Cessino le calunnie di coloro che dicono male degli uomini prestanti, e ognuno intenda che i presenti pericoli sono grandi, e hanno bisogno di virtù, d'industria e di spesa a volergli fuggire. Ordinate adunque queste cose drento, è necessario provvedere di fuori, e mettere in punto gente d'arme e capitani che sieno presti a' nostri bisogni: perocchè noi saremo più stimati da' nimici e similmente dagli amici, se vedranno intorno a noi sufficienti forze: ma se le forze non ci saranno, ognuno ci sprezzerà. Io ho voluto dire queste cose generalmente del tutto: in particolare de' Sanesi e Perugini e dell'altre cose proposte quello che sia da fare, ne dirò brevemente mio parere. Prima, io non credo che ci sia rimedio a ovviare che l'avversario nostro non pigli Siena, perchè loro ci sono tanto inimici, che sprezzerebbono ogni nostra esortazione e ogni offerta di dare loro ajuto. E pertanto io non consiglio, che vi si mandi elettore o imbasciate pubbliche: ma in privato conforto bene che si faccia qualche opera, offerendo ajuti e confortandogli a ritenere la libertà. E in somma de' Sanesi non mi pare da pigliare una grande cura, perocchè egli, o signore o non signore, insino a ora ha disposto come gli è piaciuto. Il perchè poco è atto a guadagnare al presente, se lui se ne farà signore. Ma i Perugini amici e benevoli della nostra repubblica desidererei che alcuni de' nostri cittadini non gli avessino ricusati, appresso de' quali è più valuto il rispetto del papa Bonifacio che della propria città. Fu allora mio consiglio, ed è al presente, che i Perugini si debbano ricevere in lega e confederazione: e poi che siano ricevuti, allora significare a papa Bonifacio quello che noi abbiamo fatto e la cagione perchè s'è fatto, e mostrare ch'egli è più utile per la santità sua, che Perugia si tenga da cittadini perugini che dal duca Giovan Galeazzo.