E pertanto io consiglio, che si debbi mandare chi offerì la lega che è stata domandata da loro e similmente le forze nostre per la conservazione dello stato e la libertà loro. Ma in queste due communità non mi pare da pigliare molta speranza, perocchè i Sanesi già fa più tempo si sono alienati da noi: i Perugini è da temere che non abbiano conchiuso coll'avversario. E' mi sarà detto: Quale è rimedio che tu ci dai? Parti da muovere guerra per noi medesimi e da farsi incontro agli sforzi di Giovan Galeazzo? Certamente dico che no: perocchè e' sarebbe troppo pericoloso muovere guerra senza i nostri collegati. Ma bene vi priego, che
voi attendiate diligentemente a quello in che mi pare da avere grandissima speranza. Io conforto e dico, che si debba mandare imbasciadori a Vinegia uomini prudenti, i quali dimostrino quante e quali sono le cose che il duca Giovan Galeazzo va fabbricando per Toscana, e come va prendendo continuamente de' luoghi, pe' quali ci viene a rinchiudere e circondare. E poi che avranno esposte queste cose, niente domandino a' Veneziani, per non diminuire la degnità della città nostra, ma solo dimostrino questi pericoli non meno a loro che a noi appartenersi: perchè non è credibile il duca Giovan Galeazzo appetire le cose longinque e rimote e le propinque non desiderare: ma al presente con grande arte pensa di giugnere noi e appressare, acciocchè, abbattute le forze nostre e levatole dalla lega commune, possa contro agli altri collegati addeboliti più facilmente fare impresa: il perchè si debba considerare per le prudenze loro, se è più utile al presente ovviare alle sue forze, o veramente aspettare che divida i membri della nostra lega l'uno dall'altro, come pare a lui, facendo le cose che fa per Toscana contro alla triegua e contro alla pace.
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