In questo modo la Montanina fu tolta a quegli di drento, e da quella parte si venne a diminuire il sospetto.
     
      Di poi per Fabiano Bostoli mandato a Fojano si dette opera di levar le traverse e gl'impedimenti delle Chiane. Insieme fu commesso a Niccolò Albergotti, che stessi attento colle genti d'arme a cavallo a perseguitare e oppressare Uguccione, se venissi loro incontro a dare impedimento alcuno. Ma Uguccione non fece impresa d'ovviare all'opere loro, nè ebbe ardire d'uscire di Cortona: e pertanto si levarono le traverse delle Chiane sanza alcuna contradizione, e la bastía afforzata da lui presso al padule fu arsa.
     
      In questo medesimo tempo circa quattrocento cavalli del duca di Milano vennono in Casentino, dove varii luoghi erano intricati di diverse difficoltà, e per le ragioni narrate di sopra, davano materia di guerra a chi la desiderava. Era ancora in quello tempo tra i Bolognesi e il signore Astorre di Faenza nata contesa pel castello di Salerolo poco innanzi preso: e di questa novità ancora si diceva essere autore il duca di Milano: perocchè il conte Alberigo, uomo dato al duca, aveva fatto lega co' Bolognesi contro il signore Astorre di Faenza, e messe le genti insieme, gli facevano grandissima guerra.
     
      Nel principio di questo anno s'erano incominciati a vedere, con grande spavento degli uomini, alcuni segni di pestilenza: la quale in quella state fece grandissimo danno di maschi e femmine d'ogni età. Unico rimedio di questo male era posto nel fuggire. E pertanto si partirono grande numero di cittadini e andarono a Bologna: e nientedimeno di quelli che rimasono drento nelle case quasi abbandonate ne morì più di trentamila persone.