E pertanto, compreso l'animo suo, gli oratori fiorentini deliberarono, che messer Maso degli Albizzi e messer Andrea Vettori, uno de' primi imbasciadori che erano appresso lo 'mperadore, tornassino a Firenze a dare notizia di qualunque cosa avevano udito e veduto, e che non si poteva commodamente significare per lettere. Tornati adunque, e referito nel consiglio de'cittadini ogni cosa, sbigottirono le menti d'ognuno: perchè pareva impossibile fare quello che si domandava; e da altra parte se lo 'mperadore si partiva, restava il pericolo manifesto dal nimico, il quale, cresciuto di riputazione e ingrandito per la vittoria, si stimava dovessi fare arditamente ogni impresa. In ultimo, fatta diligente esamina di questa materia, deliberarono fare ogni cosa per ritenere lo 'mperadore in Italia. Il perchè gli feciono dire dagl'imbasciadori i quali erano rimasti a Padova, che gli darebbono grande numero di gente d'arme italiana e grande somma di danari, se restassi in Italia, e la vernata facessi la guerra dove gli paressi, e la primavera cavalcassi i terreni de' nimici, e promettessi di non fare pace o triegua o alcuna composizione col nimico, sanza saputa e consentimento del popolo fiorentino: appresso con ogni studio e diligenza cercherebbono, che il papa e i Veneziani s'unissino con lui: che non sarebbe difficile, se la guerra succedessi con prosperità.
Queste cose significate per gl'imbasciadori allo 'mperadore, partorirono varie pratiche, perchè non pareva molto onesto a obbligarsi a queste condizioni, e erano nondimeno difficili a farle.
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