Certamente nessuno può dubitare, come debbono essere chiamati coloro che danno a' nimici il paese proprio della patria. E' meritano senza fallo l'odio di tutti gl'Italiani que' tali che mediante il danajo hanno condotte le strane e inimiche nazioni a conculcare Italia. E' diranno che i loro avversarj sono favoriti in Toscana dal duca Giovan Galeazzo. A' quali risponderemo, che i Pisani e Sanesi non avrebbono bisogno d'ajuto alcuno, se non fussino molestati da costoro. Ora, pel pericolo delle cose loro, sono ricorsi al duca Giovan Galeazzo: e lui non gli pare vergogna avere difeso nella guerra prossima i Pisani e Sanesi, amici antichi del padre, dalle ingiurie de' Fiorentini. Quello certamente è più che manifesto, il duca Giovan Galeazze non di propria volontà essersi mescolato nelle cose di Toscana, ma chiamato e pregato da questi tali, i quali in grande parte spogliati delle cose loro, non potevano più sopportare le ingiurie e contumelie di costoro: e pertanto è da riprendere la superbia loro e non il sussidio e favore del duca Giovan Galeazzo. Ma per fare brieve conclusione, o Veneziani, noi siamo mandati a voi per tre cagioni: una, per dolerci della pace violata contro alla fede; l'altra, per domandare a' violatori di quella la pena posta nel contratto; la terza, perchè non abbiate ammirazione, se faremo resistenza colla guerra a coloro che hanno rotta la pace. Delle quali cose la prima si tira drieto la onestà, la seconda giustizia, la terza necessità."
E dette queste cose, gli oratori ducali feciono fine al loro parlare.
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