Pagina (837/852)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Siena ancora città a noi propinqua aggiunse al suo dominio. Perugia e Assisi tirò nella podestà sua. Vorremmo sapere, se facendo queste cose, si viene a osservare la pace e il giuramento: perocchè non solamente si dice fare la guerra colui che percuote le mura, ma ancora chi ordina gli artificj da combattere, benchè non gli conduca al muro. E certamente non si conveniva il duca Giovan Galeazzo, fatta la pace, pensare alla guerra, e poste l'arme delle mani, ritenere nientedimeno la mente armata. Noi vorremmo sapere, quando lui pigliava tante terre e castella, e quasi ordinava una ossidione intorno a noi, e fabbricava si può dire gli artificj da combattere, come non rompeva la pace, e come non veniva contro alla fede e giuramento! Sanza fallo e' non si può negare, che non contravenissi. E pertanto quelle cose che gli avversarj hanno detto de' violatori della triegua e della pace e del mancamento della fede e delle promesse, noi ancora maggiormente le confermiamo; e lui essere violatore di pace, rompitore delle promesse, mancatore della fede e sprezzatore del giuramento manifestamente dimostriamo: e appresso diciamo avere fatto resistenza al suo rompimento della fede, costretti dalla necessità, se già non fussi alcuno tanto ignorante e tanto stolto, che non intendessi, quando lui mandava le genti in Toscana a prendere Pisa e quando e' sottometteva Siena, tirava alla sua giurisdizione Perugia e Assisi, e erasi ingegnato di tirare a sè ancora i Lucchesi, tutte queste preparazioni essere state ordinate alla oppressione de' Fiorentini, co' quali poco innanzi s'era riconciliato, e mentre faceva queste cose, avere contro la fede e giuramento violato la pace.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Istoria fiorentina
di Leonardo Bruni
Le Monnier Firenze
1861 pagine 852

   





Assisi Giovan Galeazzo Toscana Pisa Siena Perugia Assisi Lucchesi Fiorentini Perugia