Pertanto, se abbiamo per Italia e altri luoghi pubblicato noi desiderosi di pace e di quiete, essere molestati da lui, abbiamo pubblicato il vero: perocchè colui che non s'è potuto tenere, che dopo la pace e giuramento non abbi ordinato ogni cosa alla nostra distruzione, che è da credere che avessi fatto innanzi alla pace e giuramento? Alla parte che dice: I Fiorentini non si possono quietare, lasci dire queste cose agli uomini quieti. A lui certamente, che non ha lasciato quegli di casa sua, nè congiunti, nè propinqui vivere sicuri, sottomesso Verona e Padova per fraude e inganni, che al presente pensa di soggiogare tutta la Toscana, non si conviene dire di noi queste cose, i quali desideriamo, pure che fussimo lasciati vivere quieti. Alla parte
che dissono i suoi oratori, d'avere noi condotti in Italia Francesi e Tedeschi, chi fu cagione della loro venuta se non i modi suoi inquieti e violenti? perocchè, non è stato contento dominare in Lombardia, che ancora s'ingegna per la sua ambizione sottomettere Toscana e Romagna, e è ito tanto oltre colla cupidità, che disegna acquistare il dominio d'Italia. Tutte le sue parole sono simulate e i fatti fraudolenti: in lui non è fede se non viziata. Delle quali cose, se non è creduto a noi, domandisene il signore di Verona e quello di Padova, i quali con dolo e con fraude ha disfatti; domandisi i Pisani e' Sanesi, de' quali per inganni s'è insignorito. Quello che ha operato verso i suoi, ci vergogniamo a riferirlo. Il perchè, se noi ci ingegniamo resistere a tanta ambizione e perfidia, e per questo rispetto nascono per Italia qualche novità, o passano di qua genti oltramontane, chi è cagione di queste turbazioni, o colui che muove, o coloro che stretti da necessità, per la loro difesa cercano ajuti d'ogni luogo?
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