Erano i capi di questo esercito il signore di Mantova, il quale di prossimo era tornato in grazia e amicizia del duca di Milano, e Pandolfo Malatesta e messere Ottobuono da Parma e più altri condottieri. E subitamente la città per la venuta de' nimici fu in grande pericolo: perocchè gli usciti essendo di fuori assai potenti, facevano ribellare le terre e le castella, e drento non erano universalmente i cittadini ben contenti del dominio di quello signore. I Fiorentini, veduto questo pericolo, da principio avevano mandato Bernardone loro capitano in Bolognese con grande numero di gente d'arme. Aggiunsono di poi altre genti, quando e' vidono crescere l'esercito de' nimici. Vennono ancora dal signore di Padova e da altri collegati grandi ajuti: ma infra gli altri il signore di Padova vi mandò due suoi figliuoli, in modo che tutte le forze del popolo fiorentino e de' collegati, e similmente quelle de' nimici si trovarono vicine a Bologna. E l'una parte d'altra si posono col campo intorno alla città: ma i nimici erano alquanto più discosto, e i nostri più appresso, in forma che venivano a essere in mezzo tra il campo de' nimici e la terra. Era capitano generale degli eserciti del popolo fiorentino Bernardone, e de' nimici il conte Alberigo.
Stando in questa maniera l'uno esercito e l'altro, finalmente i nimici, perchè erano maggior numero e più potenti, deliberarono d'assaltare il campo de' Fiorentini e de' collegati. Il campo nostro era appresso al borgo di Casaleccio, discosto da Bologna quattro miglia: e pareva necessaria la difesa di quello luogo, perocchè di quindi del fiume del Reno si conduce l'acqua in Bologna: la quale se i nimici avessono potuto diviare molte difficoltà erano atte a seguire nella terra.
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