Onde vedransi questi che, qual’appannata talpa, non sí tosto sentiranno l’aria discorperto, che di bel nuovo, risfossiccando la terra, tentaranno agli nativi oscuri penetrali; quelli, qual notturni ucelli, non sí tosto arran veduta spuntar dal lucido oriente la vermiglia ambasciatrice del sole, che dalla imbecillità degli occhi suoi verranno invitati alla caliginosa ritretta. Gli animanti tutti, banditi dall’aspetto de le lampadi celesti e destinati all’eterne gabbie, bolge ed antri di Plutone, dal spaventoso ed erinnico corno d’Alecto richiamati, apriran l’ali e drizzaranno il veloce corso alle lor stanze. Ma gli animanti nati per vedere il sole, gionti al termine dell’odiosa notte, ringraziando la benignità del cielo e disponendosi a ricevere nel centro del globoso cristallo degli occhi suoi gli tanto bramosi e aspettati rai, con disusato applauso di cuore, di voce e di mano adoraranno l’oriente; dal cui dorato balco, avendo cacciati gli focosi destrieri il vago Titane, rotto il sonnacchioso silenzio de l’umida notte, raggionaranno gli uomini, belaranno gli facili, inermi e semplici lanuti greggi, gli cornuti armenti sotto la cura de’ ruvidi bifolchi muggiranno. Gli cavalli di Sileno, perché di nuovo, in favor degli smarriti dei, possano dar spavento ai piú de lor stupidi gigantoni, ragghiaranno; versandosi nel suo limoso letto, con importun gruito ne assordiranno gli sannuti ciacchi. Le tigri, gli orsi, gli leoni, i lupi e le fallaci golpi, cacciando da sue spelunche il capo, da le deserte alture contemplando il piano campo de la caccia, mandaranno dal ferino petto i lor grunniti, ricti, bruiti, fremiti, ruggiti ed orli.
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Plutone Alecto Titane Sileno
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