Or dunque, per cominciar da capo, quali....
Armesso. Taci, taci, Filoteo non ti forzar di gionger acqua al nostro Oceano e lume al nostro sole: lascia di mostrarti abstratto, per non dirti peggio, disputando con gli absenti Poliinnii. Fatene un poco copia di questi presenti dialogi, a fine che non meniamo ocioso questo giorno e ore.
Filoteo. Prendete, leggete.
DIALOGO SECONDO
INTERLOCUTORI
Dicsono Arelio, Teofilo, Gervasio, Polihimnio.
Dicsono Arelio. Di grazia, maestro Polihimnio, e tu, Gervasio, non interrompete oltre i nostri discorsi.
Polihimnio. Fiat.
Gervasio. Se costui, che è il magister, parla, senza dubio io non posso tacere.
Dicsono Arelio. Sí che dite, Teofilo, che ogni cosa, che non è primo principio e prima causa, ha principio ed ha causa?
Teofilo. Senza dubio e senza controversia alcuna.
Dicsono Arelio. Credete per questo, che chi conosce le cose causate e principiate, conosca la causa e principio?
Teofilo. Non facilmente la causa prossima e principio prossimo, difficilissimamente, anco in vestigio, la causa principio primo.
Dicsono Arelio. Or come intendete che le cose, che hanno causa e principio primo e prossimo, siano veramente conosciute, se, secondo la raggione della causa efficiente (la quale è una di quelle che concorreno alla real cognizione de le cose), sono occolte?
Teofilo. Lascio che è facil cosa ordinare la dottrina demostrativa, ma il demostrare è difficile; agevolissima cosa è ordinare le cause, circostanze e metodi di dottrine; ma poi malamente gli nostri metodici e analitici metteno in esecuzione i loro organi, principii di metodi ed arti de le arti.
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