Teofilo. Eccellentemente la intendete, perché voglio che siano considerate due sorte di forme: l’una, la quale è causa, non già efficiente, ma per la quale l’efficiente effettua; l’altra è principio, la quale da l’efficiente è suscitata da la materia.
Dicsono Arelio. Il scopo e la causa finale, la qual si propone l’efficiente, è la perfezion dell’universo; la quale è che.in diverse parti della materia tutte le forme abbiano attuale esistenza: nel qual fine tanto si deletta e si compiace l’intelletto, che mai si stanca suscitando tutte sorte di forme da la materia, come par che voglia ancora Empedocle.
Teofilo. Assai bene. E giongo a questo che, sicome questo efficiente è universale nell’universo ed è speciale e particulare nelle parti e membri di quello, cossí la sua forma e il suo fine.
Dicsono Arelio. Or assai è detto delle cause; procediamo a raggionar de gli principii.
Teofilo. Or, per venire a li principii constitutivi de le cose, prima raggionarò de la forma per esser medesma in certo modo con la già detta causa efficiente; per che l’intelletto che è una potenza de l’anima del mondo, è stato detto efficiente prossimo di tutte cose naturali.
Dicsono Arelio. Ma come il medesmo soggetto può essere principio e causa di cose naturali? Come può aver raggione di parte intrinseca, e non di parte estrinseca?
Teofilo. Dico che questo non è inconveniente, considerando che l’anima è nel corpo come nocchiero nella nave. Il qual nocchiero, in quanto vien mosso insieme con la nave, è parte di quella; considerato in quanto che la governa e muove, non se intende parte, ma come distinto efficiente.
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