Cossí a punto.
Dicsono Arelio. Questa forma non la intendete accidentale, né simile alla accidentale, né come mista alla materia, né come inerente a quella, ma inesistente, associata, assistente.
Teofilo. Cossí dico.
Dicsono Arelio. Oltre, questa forma è definita e determinata per la materia; perché, avendo in sé facilità di constituir particolari di specie innumerabili, viene a contraersi, a constituir uno individuo; e da l’altro canto, la potenza della materia indeterminata, la quale può ricevere qualsivoglia forma, viene a terminarsi ad una specie: tanto che l’una è causa della definizione e determinazion de l’altra.
Teofilo. Molto bene.
Dicsono Arelio. Dunque, in certo modo approvate il senso di Anaxagora, che chiama le forme particolari di natura latitanti; alquanto quel di Platone, che le deduce da le idee; alquanto quel di Empedocle, che le fa provenire da la intelligenza; in certo modo quel di Aristotele, che le fa come uscire da la potenza de la materia? .
Teofilo. Sí, perché, come abbiamo detto che dove è la forma, è in certo modo tutto, dove è l’anima, il spirto, la vita, è tutto, il formatore è l’intelletto per le specie ideali; le forme, se non le suscita da la materia, non le va però mendicando da fuor di quella; perché questo spirto empie il tutto.
Polihimnio. Velim scire quomodo forma est anima mundi ubique tota, se la è individua. Bisogna dunque che la sia molto grande, anzi de infinita dimensione, se dici il mondo essere infinito.
Gervasio. È ben raggione che sia grande.
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