Come anco del Nostro Signore disse un predicatore a Grandazzo in Sicilia; dove, in segno che quello è presente in tutto il mondo, ordinò un crucifisso tanto grande, quanta era la chiesa, a similitudine de Dio padre, il quale ha il cielo empireo per baldacchino, il ciel stellato per seditoio, ed ha le gambe tanto lunghe, che giungono sino a terra, che gli serve per scabello. A cui venne a dimandar un certo paesano, dicendogli: - Padre mio reverendo, or quante olne di drappo bisognaranno per fargli le calze? - E un altro disse che non bastarebono tutti i ceci, faggiuoli e fave di Melazzo e Nicosia per empirgli la pancia. - Vedete dunque che questa anima del mondo non sia fatta a questa foggia anch’ella.
Teofilo. Io non saprei rispondere al tuo dubio, Gervasio, ma bene a quello di mastro Polihimnio. Pure dirò con una similitudine, per satisfar alla dimanda di ambidoi, perché voglio che voi ancora riportiate qualche frutto di nostri raggionamenti e discorsi. Dovete dunque saper brevemente che l’anima del mondo e la divinità non sono tutti presenti per tutto e per ogni parte, in modo con cui qualche cosa materiale possa esservi, perché questo è impossibile a qualsivoglia corpo e qualsivoglia spirto; ma con un modo, il quale non è facile a displicarvelo altrimente se non con questo. Dovete avvertire che, se l’anima del mondo e forma universale se dicono essere per tutto, non s’intende corporalmente e dimensionalmente, perché tali non sono, e cossí non possono essere in parte alcuna; ma sono tutti per tutto spiritualmente.
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