Teofilo. Non facilmente, perché niente assolutamente opera in se medesimo, e sempre è qualche distinzion tra quello che è agente, e quello che è fatto, o circa il quale è l’azione e operazione, laonde è bene nel corpo della natura distinguere la materia da l’anima, e in questa distinguere quella raggione delle specie. Onde diciamo in questo corpo tre cose: prima, l’intelletto universale, indito nelle cose; secondo, l’anima vivificatrice del tutto; terzo, il soggetto. Ma non per questo negaremo esser filosofo colui che prenda nel geno di suo filosofare questo corpo formato o, come vogliam dire, questo animale razionale, e comincie a prendere per primi principii in qualche modo i membri di questo corpo, come dire aria, terra, fuoco; over eterea regione e astro; over spirito e corpo; o pur vacuo e pieno: intendendo però il vacuo non come il prese Aristotele; o pur in altro modo conveniente. Non mi parrà però quella filosofia degna di essere rigettata, massime quando, sopra a qualsivoglia fundamento che ella presuppona, o forma d’edificio che si propona, venga ad effettuare la perfezione della scienzia speculativa e cognizione di cose naturali, come invero è stato fatto da molti piú antichi filosofi. Perché è cosa da ambizioso e cervello presuntuoso, vano e invidioso voler persuadere ad altri, che non sia che una sola via di investigare e venire alla cognizione della natura; ed è cosa da pazzo e uomo senza discorso donarlo ad intendere a se medesimo. Benché dunque la via piú costante e ferma, e piú contemplativa e distinta, e il modo di considerar piú alto deve sempre esser preferito, onorato e procurato piú; non per tanto è da biasimar quell’altro modo il quale non è senza buon frutto, benché quello non sia il medesmo arbore.
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Aristotele
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