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      E di costoro, non meno chi da complessioni che chi da umori, e questo non piú che colui che descende da’ sensibili elementi, o, piú da alto, quelli assoluti, o da la materia una, di tutti piú alto e piú distinto principio. Perché talvolta chi fa piú lungo camino, non farà però sí buono peregrinaggio, massime se il suo fine non è tanto la contemplazione quanto l’operazione. Circa il modo poi di filosofare, non men comodo sarà di esplicar le forme come da un implicato che distinguerle come da un caos, che distribuirle come da una fonte ideale, che cacciarle in atto come da una possibilità, che riportarle come da un seno, che dissotterrarle alla luce come da un cieco e tenebroso abisso; perché ogni fundamento è buono, se viene approvato per l’edificio, ogni seme è convenevole se gli arbori e frutti sono desiderabili.
      Dicsono Arelio. Or, per venire al nostro scopo, piacciavi apportar la distinta dottrina di questo principio.
      Teofilo. Certo, questo principio, che è detto materia, può essere considerato in doi modi: prima, come una potenza; secondo, come un soggetto. In quanto che presa nella medesima significazione che potenza, non è cosa nella quale, in certo modo e secondo la propria raggione, non possa ritrovarse; e gli pitagorici, platonici, stoici e altri non meno l’han posta nel mondo intelligibile che nel sensibile. E noi, non la intendendo appunto come quelli la intesero, ma con una raggione piú alta e piú esplicata, in questo modo raggionamo della potenza over possibilità. La potenza comunmente si distingue in attiva, per la quale il soggetto di quella può operare; e in passiva, per la quale o può essere, o può ricevere, o può avere, o può essere soggetto di efficiente in qualche maniera.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





Arelio