Non è dunque occhio ch’approssimar si possa o ch’abbia accesso a tanto altissima luce e sí profondissimo abisso.
Teofilo. La concidenzia di questo atto con l’assoluta potenza è stata molto apertamente descritta dal spirto divino dove dice: "Tenebrae non obscurabuntur a te. Nox sicut dies illuminabitur. Sicut tenebrae eius, ita et lumen eius". Conchiudendo, dunque, vedete quanta sia l’eccellenza della potenza, la quale, se vi piace chiamarla raggione di materia, che non hanno penetrato i filosofi volgari, la possete senza detraere alla divinità trattar piú altamente, che Platone nella sua Politica e il Timeo. Costoro, per averno troppo alzata la raggione della materia, son stati scandalosi ad alcuni teologi. Questo è accaduto o perché quelli non si son bene dechiarati, o perché questi non hanno bene inteso, perché sempre prendeno il significato della materia secondo che è soggetto di cose naturali, solamente come nodriti nelle sentenze d’Aristotele; e non considerano che la materia è tale appresso gli altri, che è comune al mondo intelligibile e sensibile, come essi dicono, prendendo il significato secondo una equivocazione analoga. Però, prima che sieno condannate, denno essere ben bene essaminate le opinioni, e cossí distinguere i linguaggi come son distinti gli sentimenti; atteso che, benché tutti convegnano talvolta in una raggion comune della materia, sono differenti poi nella propria. E quanto appartiene al nostro proposito, è impossibile (tolto il nome della materia, e sie capzioso e malvaggio ingegno quanto si voglia) che si trove teologo che mi possa imputar impietà per quel che dico e intendo della coincidenza della potenza e atto, prendendo assolutamente l’uno e l’altro termino.
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