Ma guardatevi, signori Orfei, dal furioso sdegno de le donne tresse.
Polihimnio. Polihimnio son io, no’ sono Orfeo.
Gervasio. Dunque, non biasimate le donne da dovero?
Polihimnio. Minime, minime quidem. Io parlo da dovero, e non intendo altrimente, che come dico; perché non fo (sophistarum more) professione di dimostrar ch’il bianco è nero.
Gervasio. Perché dunque vi tingete la barba? .
Polihimnio. Ma ingenue loquor; e dico, che un uomo senza donna è simile a una de le intelligenze; è, dico, uno eroe, un semideo, qui non duxit uxorem.
Gervasio. Ed è simile ad un’ostreca e ad un fungo ancora, ed è un tartufo.
Polihimnio. Onde divinamente disse il lirico poeta:
Credite, Pisones, melius nil caelibe vita.
E se vuoi saperne la caggione, odi Secondo filosofo: ["]La femina, dice egli, è uno impedimento di quiete, danno continuo, guerra cotidiana, priggione di vita, tempesta di casa, naufragio de l’uomo["]. Ben lo confirmò quel Biscaino che, fatto impaziente e messo in còlera per una orribil fortuna e furia del mare, con un torvo e colerico viso, rivoltato all’onde: - Oh mare, mare, disse, ch’io ti potesse maritare! - volendo inferire che la femina è la tempesta de le tempeste. Perciò Protagora, dimandato perché avesse data ad un suo nemico la figlia, rispose che non possea fargli peggio che dargli moglie. Oltre, non mi farà mentire un buon uomo francese, al quale (come a tutti gli altri che pativano pericolosissima tempesta di mare[)] essendo comandato da Cicala, padron de la nave, di buttare le cose piú gravi al mare, lui per la prima vi gittò la moglie.
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