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      Teofilo. Intendete voi come può essere?
      Dicsono Arelio. Credo che sí; perché capisco bene che l’atto per esser tutto, bisogna che non sia qualche cosa.
      Polihimnio. Non potest esse idem totum et aliquid; ego quoque illud capio.
      Teofilo. Dunque, potrete capir a proposito che, se volessimo ponere la dimensionabilità per raggione della materia, tal raggione non ripugnarebe a nessuna sorte di materia; ma che viene a differire una materia da l’altra, solo per essere absoluta da le dimensioni ed esser contratta alle dimensioni. Con essere absoluta, è sopra tutte e le comprende tutte; con esser contratta, viene compresa da alcune ed è sotto alcune.
      Dicsono Arelio. Ben dite che la materia secondo sé non ha certe demensioni, e però se intende indivisibile, e riceve le dimensioni secondo la raggione de la forma che riceve. Altre dimensioni ha sotto la forma umana, altre sotto la cavallina, altre sotto l’olivo, altre sotto il mirto; dunque, prima che sia sotto qualsivoglia di queste forme, ave in facultà tutte quelle dimensioni, cossí come ha potenza di ricevere tutte quelle forme.
      Polihimnio. Dicunt tamen propterea quod nullas habet dimensiones.
      Dicsono Arelio. E noi diciamo che ideo habet nullas, ut omnes habeat.
      Gervasio. Perché volete piú tosto che le includa tutte, che le escluda tutte?
      Dicsono Arelio. Perché non viene a ricevere le dimensioni come di fuora, ma a mandarle e cacciarle come dal seno.
      Teofilo. Dice molto bene. Oltre che è consueto modo di parlare di peripatetici ancora, che dicono tutto l’atto dimensionale e tutte forme uscire e venir fuori dalla potenza de la materia.


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
pagine 135

   





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