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      Ai quali sottoscrisse anco Mosè, che, descrivendo la generazione delle cose comandata da l’efficiente universale, usa questo modo di dire: "Produca la terra li suoi animali, producano le acqui le anime viventi", quasi dicesse: producale la materia. Perché, secondo lui, il principio materiale de le cose è l’acqua; onde dice, che l’intelletto efficiente (chiamato da lui spirito) "covava sopra l’acqui": cioè, li dava virtú procreatrice, e da quelle produceva le specie naturali, le quali tutte poi son dette da lui, in sustanza, acqui. Onde parlando della separazione de’ corpi inferiori e superiori, dice che "la mente separò le acqui da l’acqui", da mezzo de le quali induce esser comparuta l’arida. Tutti dunque per modo di separazione vogliono le cose essere da la materia, e non per modo di apposizione e recepzione. Dunque si de’ piú tosto dire che contiene le forme e che le includa, che pensare, che ne sia vota e le escluda. Quella, dunque, che esplica lo che tiene implicato, deve essere chiamata cosa divina e ottima parente, genetrice e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza. Non dite e volete cossí, Teofilo?
      Teofilo. Certo.
      Dicsono Arelio. Anzi molto mi maraviglio, come non hanno i nostri Peripatetici continuata la similitudine de l’arte. La quale de molte materie che conosce e tratta, quella giudica esser megliore e piú degna, la quale è meno soggetta alla corrozione ed è piú costante alla durazione, e della quale possono esser prodotte piú cose: però giudica l’oro esser piú nobile che il legno, la pietra e il ferro, perché è meno soggetto a corrompersi; e ciò che può esser fatto di legno e di pietra, può farsi de oro, e molte altre cose di piú, maggiori e megliori per la sua bellezza, costanza, trattabilità e nobiltà. Or che doviamo dire di quella materia, della quale si fa l’uomo, l’oro e tutte cose naturali?


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De la causa principio et uno
di Giordano Bruno
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