Non deve esser ella stimata piú degna che la artificiale, e aver raggione di meglior attualità? - Perché, o Aristotile, quello che è fondamento e base de l’attualità, dico, di ciò che è in atto, e quello che tu dici esser sempre, durare in eterno, non vorai che sia piú in atto, che le tue forme, che le tue entelechie, che vanno e vegnono, di sorte che, quando volessi cercare la permanenza di questo principio formale ancora....
Polihimnio. Quia principia oportet semper manere.
Dicsono Arelio. - e non possendo ricorrere alle fantastiche idee di Platone, come tue tanto nemiche, sarai costretto e necessitato a dire che queste forme specifiche o hanno la sua permanente attualità nella mano de l’efficiente; e cossí non puoi dire, perché quello è detto da te suscitatore e riscuotitore de le forme della potenza de la materia: o hanno la sua permanente attualità nel seno de la materia; e cossí ti fia necessario dire, perché tutte le forme che appaiono come nella sua superficie, che tu dici individuali e in atto, tanto quelle che furono quanto le che sono e saranno, son cose principiate, non sono principio. (E certo cossí credo essere nella superficie della materia la forma particolare, come lo accidente è nella superficie della sustanza composta. Onde minor raggione di attualità deve avere la forma espressa al rispetto della materia, come.minor raggione di attualità ha la forma accidentale in rispetto del composto).
Teofilo. In vero poveramente si risolve Aristotele, che dice, insieme con tutti gli antichi filosofi, che li principii denno essere sempre permanenti; e poi quando cercamo nella sua dottrina dove abbia la sua perpetua permanenza la forma naturale, la quale va fluttuando nel dorso de la materia, non la trovaremo ne le stelle fisse, perché non descendeno da alto queste particulari che veggiamo; non ne gli sigilli ideali, separati da la materia, perché quelli per certo, se non son mostri, son peggio che mostri, voglio dire chimere e vane fantasie.
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