In conclusione, chi vuol sapere massimi secreti di natura, riguardi e contemple circa gli minimi e massimi de gli contrarii e oppositi. Profonda magia è saper trar il contrario dopo aver trovato il punto de l’unione. A questo tendeva con il pensiero il povero Aristotele, ponendo la privazione (a cui è congionta certa disposizione) come progenitrice, parente e madre della forma; ma non vi poté aggiungere. Non ha possuto arrivarvi, perché, fermando il piè nel geno de l’opposizione, rimase inceppato di maniera che, non descendendo alla specie de la contrarietà, non giunse, né fissò gli occhi al scopo; dal quale errò a tutta passata, dicendo i contrarii non posser attualmente convenire in soggetto medesimo.
Polihimnio. Alta, rara e singularmente avete determinato del tutto, del massimo, de l’ente, del principio, de l’uno. Ma vi vorei veder distinguere de l’unità, perché trovo un Vae soli! Oltre che, sento grande angoscia per quel, che nel mio marsupio e crumena non vi alloggia piú che un vedovo solido.
Teofilo. Quella unità è tutto, la quale non è esplicata, non è sotto distribuzione e distinzione di numero, e tal singularità che tu intendereste forse; ma che è complicante e comprendente.
Polihimnio. Exemplum? perché, a dire il vero, intendo, ma non capio.
Teofilo. Come il denario è una unità similmente, ma complicante, il centenario non meno è unità, ma piú complicante; il millenario non è unità meno che l’altre, ma molto piú complicante. Questo che ne l’aritmetrica vi propono, devi piú alta e semplicemente intenderlo ne le cose tutte.
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Aristotele Vae
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