Or ecco, vi porgo la mia contemplazione circa l'infinito, universo e mondi innumerabili.
Argomento del primo dialogo.
Avete dunque nel primo dialogo prima, che l'inconstanza del senso mostra che quello non è principio di certezza e non fa quella se non per certa comparazione e conferenza d'un sensibile a l'altro ed un senso a l'altro; e s'inferisce come la verità sia in diversi soggetti.
Secondo, si comincia a dimostrar l'infinitudine de l'universo, e si porta il primo argumento tolto da quel, che non si sa finire il mondo da quei che con l'opra de la fantasia vogliono fabricargli le muraglia. Terzo, da che è inconveniente dire che il mondo sia finito e che sia in se stesso, perché questo conviene al solo immenso, si prende il secondo argumento. Appresso si prende il terzo argumento dall'inconveniente ed impossibile imaginazione del mondo come sia in nessun loco, perché ad ogni modo seguitarrebe che non abbia essere, atteso che ogni cosa, o corporale o incorporal che sia, o corporale- o incorporalmente, è il loco. Il quarto argumento si toglie da una demostrazione o questione molto urgente che fanno gli epicurei:
Nimirum si iam finitum constituaturomne quod est spacium, si quis procurrat ad oras
Ultimus extremas iaciatque volatile telum,
Invalidis utrum contortum viribus ireQuo fuerit missum mavis longeque volare,
An prohibere aliquid censes obstareque posse?
Nam sive est aliquid quod prohibeat officiatque,
Quominu' quo missum est veniat finique locet se,
Sive foras fertur, non est ea fini profecto.
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Appresso
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