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      Elpino. Or, dunque, fatemi intendere: quali direte che son le parti dell'infinita durazione?
      Filoteo. Le parti proporzionali della durazione, le quali hanno proporzione nella durazione e tempo, ma non già l'infinita durazione e tempo infinito; perché in quello il tempo massimo, cioè la grandissima parte proporzionale della durazione, viene ad essere equivalente alla minima, atteso che non son piú gl'infiniti secoli che le infinite ore: dico che ne l'infinita durazione, che è l'eternità, non sono piú le ore che gli secoli; di sorte che ogni cosa che si dice parte de l'infinito, in quanto che è parte de l'infinito, è infinita cossí nell'infinita durazione come ne l'infinita mole. Da questa dottrina possete considerare quanto sia circonspetto Aristotele nelle sue supposizioni, quando prende le parti finite de lo infinito; e quanta sia la forza delle raggioni di alcuni teologi, quando dalla eternità del tempo vogliono inferir lo inconveniente di tanti infiniti maggiori l'uno de l'altro, quante possono esser specie di numeri. Da questa dottrina, dico, avete modo di estricarvi da innumerabili labirinti.
      Elpino. Particolarmente di quello, che fa al proposito nostro de gl'infiniti passi ed infinite miglia, che verrebono a fare un infinito minore ed un altro infinito maggiore nell'inmensitudine de l'universo. Or seguitate.
      Filoteo. Secondo, nel suo inferire non procede demostrativamente Aristotele. Perché da quel, che l'universo è infinito e che in esso (non dico di esso, perché altro è dir parti nell'infinito, altro dell'infinito) sieno infinite parti, che hanno tutte azione e passione, e per conseguenza trasmutazione intra de loro, vuole inferire o che l'infinito abbia azione o passione nel finito o dal finito, over che l'infinito abbia azione ne l'infinito, e questo patisca e sia trasmutato da quello.


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De l'infinito universo e mondi
di Giordano Bruno
pagine 166

   





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